Violetta, una cosa

Noi non ci apparteniamo più: non siamo più creature, ma cose.
— A. Dumas, La signora delle camelie (Mondadori, Milano, 2016, p. 125)

In più punti de La signora delle camelie Dumas insiste sull’idea della cortigiana come cosa. Cosa significa essere una cosa? Qual è la differenza tra una cosa e un essere umano?

La cosa è pura passività. Essa subisce l’attività altrui e non ne genera alcuna, né verso gli altri, né verso se stessa. Un essere umano, invece, è essenzialmente attivo e, innanzitutto, è attivo verso di sé. Un essere umano, anche se immerso nel mondo e quindi sempre rivolto all’esterno, è costantemente presente a se stesso: ha coscienza di sé. È in questa coscienza di sé che risiede la possibilità di un’apertura verso il mondo, di un’attività estroversa.

In un passo iniziale il narratore fa una similitudine a tutta prima molto lusinghiera. Egli rimpiange la morte di Margherita (o Violetta, per i melomani) «come si rimpiange la distruzione totale di una bella opera» (ivi, p. 9). Paragonare un essere umano a un’opera d’arte sembra alquanto gratificante. Tuttavia con questo paragone elegante l’essere umano è privato della sua umanità, è ridotto a una mera cosa.

Gli innamorati di Margherita non si contavano più, e gli amati da lei non si contavano ancora.
— ivi, p. 68

Le cose possono essere amate, subire l’amore, ma non possono amare. Il modo in cui due esseri umani si amano è nettamente diverso da quello in cui un essere umano ama un’opera d’arte. Nel secondo caso non c’è reciprocità.

Durante un importante monologo Margherita dice che l’unico essere che ha amato è stato un cagnolino. E aggiunge, rivolgendosi ad Armando (o Alfredo): «io ti amai di colpo quanto il mio cane» (ivi, p. 124). Probabilmente un uomo non accoglierebbe con entusiasmo l’essere paragonato a un cagnolino. Ma bisogna capire meglio che cosa intende dire Margherita. Il cagnolino non rappresenta semplicemente una creatura priva di volontà e totalmente sottomessa. Il cagnolino rappresenta l’amore disinteressato e, soprattutto, un oggetto d’amore. Questo Margherita vede in Armando: la possibilità di amare qualcuno. Quel mentecatto di Armando (mille volte più mentecatto e crudele di Alfredo, così come Margherita è mille volte più triste e profonda di Violetta), che nel suo pianto aveva mostrato un’umanità a Margherita sconosciuta, si mostrerà inetto di fronte alle speranze della povera lorette e non mancherà di ricordarle — nei suoi atti, nelle sue parole — di non essere altro che una cosa.

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Un patto col diavolo