Un patto col diavolo
Nel 1840 lo scrittore francese Nestor Roqueplan coniò il neologismo lorette. Con esso si indicavano le prostitute d’alto bordo nella Francia borghese di Luigi Filippo d’Orléans, che aveva definitivamente soppiantato (o rinnovato) la Francia aristocratica e reazionaria di Carlo X (quello che toccando gli scrofolosi sul capo al motto di “il Re ti tocca, Dio ti guarisca” pretendeva di curarli). Il termine lorette è molto elegante. I sinonimi della parola “prostituta” sono numerosissimi (dall’etimologicamente raffinatissimo “peripatetica” — che non ha nulla a che fare con Aristotele — a quelli più prosaici che chi legge può benissimo ripercorrere con la mente, risparmiando me dal citarli). Alcuni di questi sono considerati socialmente accettabili per fare riferimento a un’attività ritenuta inaccettabile. Il modesto Roqueplan ne era consapevole e definì il suo neologismo «un grande servizio alla lingua e al pudore francesi» (Roqueplan, Nestor, Nouvelles à la main, Parigi, Impr. de Lacombe, IX (20 gennaio 1841), p. 74). Lorette, del resto, è un toponimo: il riferimento è a Notre-Dame de Lorette, una chiesa nell’elegante IX arrondissement, popolato da molte di queste creature.
Le lorette, spesso, erano giovani di modesta estrazione che, in virtù della loro beltà, di una certa intelligenza e di un’innata eleganza, si trovavano immerse nel bel mondo (o nel demi-monde) parigino. Per una semplice ragazza di campagna — come erano Violetta Valery, Marguerite Gautier e Alphonsine Plessis (che sembrano trine, ma in realtà sono une) — era come vincere alla lotteria. Dalle stalle agli appartamenti nello Chaussée d’Antin, dai porci ai cavalli di razza che trainano eleganti carrozze, dai vestiti in ruvida stoffa agli abiti sfarzosi e ai gioielli. Una domanda, tuttavia, incombe: a che prezzo?
Faust gode dei servigi di Mefistofele in cambio dell’anima; Adrian Leverkühn ottiene il genio musicale in cambio dell’anima e dell’amore; Alberich forgia un anello che gli concederà il dominio sul mondo solo rinunciando all’amore. Anche la lorette, anche Margherita-Violetta-Alphonsine sigla un patto col diavolo (fuor di metafora, con la società): un’esistenza fuori dall’ordinario in cambio della rinuncia ad amare, una vita da gran dama in cambio della sua umanità. Margherita è amata, desiderata, goduta come si può amare, desiderare e godere le cose più belle (un’opera d’arte o, più prosaicamente, una macchina da corsa e una casa elegante). Il suo amore per Armando è la rottura del patto, un patto che, in realtà, non può essere in alcun modo sciolto.