Camelie cangianti
Ne La Traviata questo scambio può passare inosservato. Si è appena concluso un celebre duetto, si sentono di sottofondo temi già noti, ci si avvicina all’aria della protagonista. Tuttavia, è l’unico (vago) accenno al titolo del romanzo da cui l’opera è tratta.
Alla sua fioraia, la signora Barjon, Margherita non chiedeva altri fiori se non camelie. A questa singolarità se ne aggiunge una seconda. Venticinque giorni il mese le camelie erano bianche, gli altri cinque giorni, rosse. Il narratore aggiunge che la ragione di questo cambiamento non si è mai saputa e che lui si limita a notarla, rinunciando a spiegarla. Dumas non ci aiuta, ma non è poi tanto difficile capire a cosa si riferiscono le camelie rosse (le lettrici, in particolare, non dureranno fatica a indovinarlo).
Leggendo il passo corrispettivo ne La signora delle camelie si può trovare la stessa delicata astuzia (offrire un fiore per proporre un appuntamento tutt’altro che platonico), ma l’immagine — a due dimensioni nel libretto — rivela una profondità e una ricchezza inattese.
«Non è difficile da capire». Come traspare bene la discreta compassione della donna che deve spiegare all’uomo ciò che gli è impossibile comprendere. L’allusione al mestruo, che impedisce a Margherita di offrire subito quello che Armando desidera, è delicata e toccante. Che un fiore appassisca nel giro di un giorno è un’ovvietà e anche Alfredo, a dispetto del suo sesso, coglie la metafora. Ma che un fiore cambi di colore è immagine inobliabile, tanto più intensa tra le labbra di una prostituta che fissa un appuntamento al suo nuovo amante.